1- Quando e come è nata l’associazione?
Si tratta di una associazione giovane, si è costituita infatti il 18 marzo di quest’anno. Tuttavia, rappresenta un movimento culturale di lunga durata che nasce in Italia negli anni Settanta per rappresentare un “io collettivo” molto forte in quelle generazioni per rispondere a un bisogno formativo in materia di musica jazz, pop e rock, allora assente nei percorsi istituzionali in Italia. Oggi questo ambito musicale viene definito “audiotattile” per sottolineare il riferimento al paradigma teorico e scientifico che caratterizza la ricerca pedagogica delle nostre scuole. Si tratta di un modello che pone al centro il soggetto, cioè l’individuo, le diverse cognitività, le modalità di apprendimento, i supporti e le metodologie sottese all’improvvisazione e a tutte le pratiche connesse al jazz e alle musiche derivate. La nostra didattica oltre ad essere inclusiva genera soprattutto competenze che non abbandonano più il musicista rendendolo autonomo, creativo, aperto e professionalmente pronto alle sfide della musica di oggi. I numeri del resto parlano da soli. L’Università di Bologna, per conto dell’Associazione Italiana delle Scuole di Musica di cui siamo soci, ha delineato con precisione l’ambito delle scuole di musica in Italia: 100.000 docenti e 1.000.000 di studenti. Di questi circa 180.000 riguardano il jazz e le musiche audiotattili. Questo “movimento” dal basso non solo rappresenta il principale settore occupazionale per i musicisti ma crea i presupposti affinché si realizzino pienamente i percorsi istituzionali pubblici in musica. Del resto, è impensabile che solo in tre o cinque anni un giovane possa laurearsi in jazz o pop e rock se non possedesse già delle solide competenze maturate in precedenza nelle scuole di musica e negli indirizzi musicali.
2- Qual è la principale attività che viene svolta?
Innanzitutto, vogliamo valorizzare e diffondere la qualità e l’impatto culturale, sociale e pedagogico di questo settore che, ricordiamolo, grazie alla recente normativa del terzo settore e del no profit più in generale, pone le scuole di musica dell’associazionismo su un piano complanare a quello pubblico. A ciò si collega la logica di sistema che vogliamo sollecitare e rafforzare in Italia. ANSJ nasce infatti per unire e moltiplicare le collaborazioni già in atto. A partire da quelle inaugurate già da qualche decennio con tutto il mondo della scuola, dall’infanzia alle secondarie e che ha avuto una accelerazione proprio dopo la costituzione della nostra associazione. Il banco di prova è stato il jazz day 2023 della rete Jazz Mood School, che è tra i soci fondatori di ANSJ, in cui abbiamo presentato i laboratori svolti dalle nostre associazioni insieme ai docenti e dirigenti di oltre 70 istituti comprensivi distribuiti in 16 regioni con 7.500 studenti. Si tratta di lezioni/concerto, cori, ensemble strumentali, corsi per formatori. La formazione dei formatori è un aspetto centrale nella didattica musicale del jazz e per questo motivo abbiamo contribuito alla realizzazione del Master di musica d’insieme jazz dell’Università di Scienze della Formazione Roma 3 presso il CDpM di Bergamo.
3- Perchè è importante aderire alla vostra associazione?
Come dicevo in precedenza questa importante risorsa culturale e sociale rappresentata dalle scuole di musica e dalle associazioni del terzo settore non ha ancora adeguati riconoscimenti istituzionali. O meglio, esistono già modelli di legge regionali che riconoscono e sostengono economicamente le scuole di musica in diverse regioni italiane che stiamo diffondendo su tutto il territorio nazionale. Ci sono poi alcuni vantaggi pratici come, ad esempio, la convenzione con la SIAE per le attività concertistiche delle nostre scuole, oltre alle attività di formazione e aggiornamento didattico e i convegni in programma con alcune università italiane: Palermo, Macerata e Roma.
4- Qual è la visione per il futuro della vostra attività?
La prospettiva è sicuramente in chiave europea secondo i criteri EQF, del parlamento europeo in materia di valutazione e certificazione dei titoli di studio per competenze. Però occorre perfezionare i riconoscimenti istituzionali, un tema centrale per ANSJ su cui stiamo lavorando dal primo giorno. Tra poco ci sarà la Festa Europea della Musica per la quale il Ministero della Cultura ha coinvolto scuole di musica e associazioni al fine di garantire il successo dell’iniziativa e affollare piazze e teatri nella giornata del 21 giugno. Tuttavia, non si può evocare l’Europa solo in quel giorno facendo leva sul volontariato e la buona volontà di tanti nostri operatori. Occorre introdurre realmente i parametri europei EQF per certificare i titoli di studio internazionali rilasciati dalle nostre scuole insieme a enti e charity di altri paesi, che sono tra l’altro soci fondatori di ANSJ. Per questo motivo abbiamo scritto una lettera al ministro Sangiuliano insieme all’Associazione Italiana delle Scuole di Musica sempre in virtù dei numeri descritti dall’Università di Bologna (100.000 docenti, 1.000.000 di iscritti) per sollecitare questo processo interministeriale. Segnalo inoltre il pregevole Progetto Pilota di Ricerca sulle Certificazioni Internazionali di Musica Trinity nella Scuola Pubblica Italiana realizzato dal Comitato per l’Apprendimento Pratico della Musica del MIM.
5- Quali sono le vostre speranze e desideri per il futuro dello spettacolo dal vivo in Italia?
La pandemia ha fatto risaltare tutte le criticità e debolezze dei lavoratori dello spettacolo dal vivo. Da qui però si è affermata una nuova consapevolezza, di cui UNISCA è sicuramente l’espressione di maggior rilievo, sulla necessità di fare sintesi tra tutti i soggetti che a vario titolo compongono la filiera dello spettacolo, inclusi gli operatori della didattica. Noi stessi come Associazione Nazionale Scuole Jazz e musiche audiotattili siamo espressione di sintesi in quanto portiamo avanti le istanze sia dei lavoratori della didattica sia degli utenti, entrambi soci delle nostre scuole e associazioni. Oltre alle questioni legate al riconoscimento professionale delle varie categorie, sulla base della legge 4/2013, è evidente che il nostro lavoro innesca diversi processi virtuosi, tra cui la creazione e rinnovamento del pubblico dei concerti e dei festival. Le esperienze e i numeri proprio del jazz day di quest’anno ci confortano anche in termini di lavoro creato per oltre cento musicisti italiani attraverso le risorse dei bandi e PON scolastici, piani di diritto allo studio, fondi delle associazioni dei genitori e Fondazioni. In cascata ne derivano anche le opportunità per i vari tecnici, gli operatori della comunicazione e altre figure professionali. Le Scuole di Musica svolgono quindi anche un importante ruolo produttivo e organizzativo.
6- Qual è il ruolo che UNISCA potrà svolgere?
Direi che il ruolo di UNISCA è davvero centrale sotto diversi punti di vista ma soprattutto come strumento di interlocuzione con le istituzioni. È decisamente straordinario lo sforzo realizzato da così tanti soggetti diversi per giungere alla creazione di questo organismo; tuttavia, occorre fare uno sforzo ulteriore partecipando attivamente ai gruppi di lavoro portando contributi e competenze. Personalmente ho partecipato a diverse riunioni di UNISCA – quasi tutte -, come consigliere del passato direttivo di MIDJ, apprezzando la competenza e professionalità dei suoi componenti e imparando moltissimo in materia di riforma del lavoro dello spettacolo. Ho trovato molti punti di contatto e unità di vedute rispetto non solo rispetto alle finalità di ANSJ ma per tutto il comparto dello spettacolo. Per questo motivo daremo il nostro contributo nell’analisi e messa punto dei vari obiettivi dei gruppi di lavoro.
(Claudio Angeleri, presidente)